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SIOF | Società Italiana di Odontoiatria Forense

Ortodonzia fai da te: attenzione alle false illusioni

(tratto da “Management Odontoiatrico” - 17 gennaio 2022)

di Patrizia Biancucci

Eravamo a Roma il 27 gennaio 2018 alla Tavola Rotonda, organizzata da Raoul D’Alessio al Policlinico Gemelli, con il patrocinio di SIDO, SUSO e Università Cattolica del Sacro Cuore. Per la prima volta si parlava urbi et orbi della “Terapia ortodontica senza diagnosi: il paziente verso l’autodeterminazione” quasi a preludere quella che sarebbe stata una modalità dilagante di aziende produttrici di allineatori trasparenti che oggi, nel 2022, si rivolgono direttamente ai pazienti bypassando il professionista che diventa a tutti gli effetti un “prestanome virtuale” perché non fa diagnosi, esegue quanto stabilito da un clin check anonimo, convinto di avere maggiori opportunità di lavoro, ignaro della responsabilità medico-legale che pesa sulle sue spalle.

Le cose vanno più o meno così: l’azienda pubblicizza il trattamento ortodontico con allineatori trasparenti e acquisisce nuovi pazienti con campagne marketing. I suddetti pazienti prenotano online un appuntamento gratuito e si recano presso il dentista partner per una scansione intraorale negli orari messi a disposizione. L’azienda dà in dotazione uno scanner intraorale con cui viene eseguita una scansione digitale del paziente e inviata ai laboratori aziendali che provvedono alla elaborazione del piano di trattamento. Gli allineatori vengono spediti direttamente al paziente che si presenta nello studio indicato dall’azienda, gli vengono fatti gli attachment a cui seguono visite di controllo in remoto tramite un’app. Per ogni prestazione è previsto un compenso economico per l’operatore, al quale l’azienda dice che è esonerato da qualsiasi responsabilità medica relativa al piano di trattamento e all’esito dello stesso, cosa assolutamente falsa.

Peccato che ci siano delle criticità difficilmente superabili a partire dal Decreto Legislativo del 24 febbraio 1997, n.46, art.21 che recita “È vietata la pubblicità verso il pubblico dei dispositivi che, secondo disposizioni adottate con decreto del Ministro della Sanità, possono essere venduti soltanto su prescrizione medica o essere impiegati eventualmente con l’assistenza di un medico o di altro professionista sanitario”. Ne consegue che alcune aziende produttrici di allineatori trasparenti, dispositivi medici su misura a tutti gli effetti, quando fanno pubblicità sui vari canali compresi i social, stanno compiendo un atto illecito, come denunciato da Andrea Senna, presidente CAO Milano, che ha convocato e conferito con il direttore marketing di una di queste aziende.

Altra criticità, e non da poco, è la diagnosi, che in questi casi viene fatta non si sa bene da chi, ma l’art.13 del Codice Deontologico, Prescrizione a fini di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, parla chiaro “La prescrizione a fini di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione è una diretta, specifica, esclusiva e non delegabile competenza del medico, impegna la sua autonomia e responsabilità e deve far seguito a una diagnosi circostanziata o a un fondato sospetto diagnostico”. Quindi il dentista che non ha fatto diagnosi compie un atto contrario al Codice deontologico, sul quale ha giurato al momento dell’iscrizione all’Ordine, e dunque è soggetto a procedimento disciplinare.

Continuando questa disanima, arriviamo alla responsabilità medico-legale che, a differenza da quanto sostenuto da tali aziende, è a carico dell’operatore, vale a dire di chi esegue materialmente il trattamento ortodontico nel proprio studio o nello studio fornito dall’azienda. Ci si può chiedere come mai tanti odontoiatri non abbiano ben chiaro il rischio a cui vanno incontro quando si sa che la legge non ammette ignoranza e verrebbe da dire “Cari colleghi, perché fate gli interessi dell’azienda e non i vostri?”. Anche Gianluigi D’Agostino, presidente CAO Torino e Tesoriere nazionale FNOMCeO, ha già convocato due odontoiatri che collaborano con una di queste aziende e dovranno rispondere del loro operato contrario al Codice Deontologico. La questione di cui siamo discutendo è arrivata prontamente alla CAO nazionale già da mesi ed è stata subito presa in seria considerazione dal presidente Raffaele Iandolo che il 20 novembre 2021 ha inviato una nota a tutte le CAO provinciali nella quale scrive: “Non posso esimermi dall’evidenziare che tale iniziativa sembra presentare elementi di criticità; in particolare essa va a incidere sulla dignità dell’esercizio professionale dell’odontoiatra e sulle eventuali connesse responsabilità medico-legali inerenti alla diagnosi finalizzata al trattamento o alla cura. Altro aspetto delicato risulta essere la possibilità da parte di un’azienda di inviare dispositivi medici su misura direttamente ai pazienti. Appare evidente che risulterebbero esserci i presupposti per la sussistenza di una lesione dell’indipendenza e dell’autonomia professionale nella diagnosi e nella terapia, ovvero nella predisposizione del piano di trattamento. Inoltre occorre altresì evidenziare che l’aspetto economico (preventivo e tariffe) verrebbe gestito da soggetti terzi, anziché dal professionista. Ciò detto, in considerazione della rilevanza della fattispecie trattata, sarà cura di questa Commissione Albo Odontoiatri Nazionale di intraprendere le necessarie relazioni istituzionali con il Ministero della Salute al fine di segnalare e monitorare gli aspetti sopraccitati e altri possibili risvolti. In conclusione, visto che bene primario per la professione odontoiatrica resta ed è sicuramente la tutela della salute del cittadino, si invitano le Commissioni Albo Odontoiatri, nell’ambito della loro competenza territoriale, a svolgere una funzione di certazione, vigilanza e segnalazione nei confronti dei propri iscritti rispetto ai rischi derivanti dalla suddetta iniziativa”.

A questa nota ne seguiranno altre, ma nel frattempo la CAO nazionale ha incontrato il Direttore generale dei Dispositivi medici presso il Ministero della Salute, per porre l’attenzione e intervenire su una modalità di terapia ortodontica ad alto rischio di sicurezza per i pazienti, vittime di pubblicità ingannevole che ingolosisce con appuntamenti gratuiti, regalo del primo aligner, ricezione delle mascherine “comodamente a casa”, prezzi “giusti”, piccole rate mensili, il tutto senza dare reali garanzie, bypassando il ruolo del professionista che magicamente scompare dalla scena, al quale vengono negate competenza e formazione, mero esecutore di un piano di terapia deciso da altri.

Come Ortodontista di lungo corso, mi corre l’obbligo di ricordare che l’Ortognatodonzia è una branca odontoiatrica molto difficile in termini di diagnosi, terapia e responsabilità medico-legale, spesso attuata su pazienti in età evolutiva o in adulti con condizioni parodontali critiche, verso i quali abbiamo anche una responsabilità clinica in vista di un miglioramento futuro. Gli allineatori trasparenti sono solo uno dei mezzi terapeutici che presuppongono comunque una sostanziale conoscenza della materia, acquisita nei lunghi anni di studio e formazione, e come tutti hanno dei limiti che dobbiamo conoscere e che spesso il dentista generico prende sottogamba, a suo rischio e pericolo. Prima di formulare un piano di terapia, che chiamiamo clin check, è fondamentale partire dalla diagnosi, e questo va spiegato ai pazienti che rischiano di affidarsi ad aziende che mirano esclusivamente al profitto ma che sono molto bravi nel marketing; come le sirene di Ulisse, metà donne e metà pesce, con il volto di donne affascinanti che attiravano gli uomini con il loro irresistibile canto per poi divorarli e riempire la scogliera con cumuli di ossa. Ma l’eroe acheo si fece legare all’albero della nave in modo da poter ascoltare la voce delle sirene senza cedere al loro inganno.

Chissà se anche noi riusciremo a resistere all’illusione che fa scivolare la nostra Professione verso una triste deriva commerciale?

 

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